Tesi:
un gruppo di persone, animate da piccole ambizioni personali, dopo aver fallito la carriera lavorativa, si fa eleggere in parlamento e vive sulla "refurtiva fiscale", deroga al sacro diritto di proprietà in nome dell'idea, troglodita, "STATO E' BUONO, PRIVATO E' CATTIVO", occupando il dibattito politico con questioni di minima importanza.
Ipotesi:
Esiste un trade off tra libertà ed uguaglianza.
dunque
La libertà, principio e fine del liberalismo, è FORTEMENTE condizonata dal sistema economico, tramite il prelievo fiscale (in un certo senso coatto) .
Il socialismo reale, per fare un esempo, elimina la libertà per ottenere l'uguaglianza (ovvero priva gli uomini delle risorse e del loro accumulo tramite l'abolizione della proprietà privata; questo semplificando molto).
I diritti politici compaiono per la prima volta in Inghilterra, quando il re chiese al Parlamento nuovi tributi (e Cromwell fa la rivoluzione. In cosa consistevano le richieste del parlamento? Nell'approvazione del bilancio statale). Lo stesso succede in Francia nel 1789 (il re convoca gli Stati Generali per chiedere soldi), per non parlare del "no taxation without representation" – principio cardine della rivoluzione delle colonie Americane. Il rapporto tra fiscalità e politica raggiunge il suo “punto d’arrivo” col suffragio universale, in cui si ribalta uno dei rapporti più duraturi della Storia umana: per la prima volta infatti le decisioni non sono prese da un ristretto numero di persone, possidenti e finanzieri, né da un numero un po’ più largo di contribuenti. Per la prima volta il numero di elettori è maggiore di chi paga le tasse. E dunque, grazie a questa sovrarappresentanza, si impone la tassazione progressiva (nell’800 la tassazione era prevalentemente sui consumi, ovvero regressiva), strumento fondamentale del Welfare state.
Sostengo che quest’ultimo, lungi dall’essere uno strumento per il “bene del popolo”, fu l’unico modo di salvare il capitalismo e i suoi padroni. Dopo il '29 il principio originario del "laissez faire" venne sacrificato in toto in favore dello stato sociale: una macchina enorme e SENZA FRENI – vedremo perché - per la redistribuzione ARBITRARIA delle risorse da parte dello stato centrale, allo scopo di sostenere i CONSUMI delle masse (senza il quale il capitalismo non è possibile: bisogna infatti ricordare che, mentre il commercio è sempre esistito nella storia, più o meno, il libero mercato interno competitivo è una creazione moderna).
L'esistenza di diversi tipi di liberalismo, è possibile grazie al fatto che le democrazie, TRAMITE IL PRELIEVO FISCALE (tasse, imposte, dazi, licenze, ecc. ecc.) ED IL SUO USO, possono aumentare il grado di libertà a scapito dell'uguglianza e viceversa. (Ovviamente potrebbe anche aumentare il grado di libertà a parità di prelievo, ma questo è un discorso che riguarda esclusivamente l'efficienza dell'impiego delle risorse, ovvero strettamente economico). In Italia abbiamo una tassazione di circa, approssimiamo, il 50%. Una pressione fiscale spropositata. Il Berlusca, mentendo allegramente come al solito, promette una riduzione delle tasse, e "riesce ad abbassarle" di un misero 3%. C'è così tanta differenza da poter dire di essersi spostati nel trade off uguaglianza-libertà, ovvero il rapporto che definisce la scuola di pensiero liberale a cui ci si rifà? Una tassazione indiretta (e pertanto regressiva) del 20% è compatibile con un liberalismo che non faccia pesanti compromessi con l'uguaglianza?.
Ma non sarebbe in ogni caso possibile compiere sccelte politiche in grado di spostare effettivamente il punto di equilibrio tra uguaglianza e libertà?
No. I sistemi economici hanno bisogno di stabilità per funzionare e garantire l'efficienza allocativa che ne è la giustificazione. I conti pubblici delle potenze occidentali, condizionati dal debito pubblico e dallo squilibrio nei conti intergenerazionali ( i non ancora nati non godono di rappresentanza politica e storicamente si è sempre scaricato su di loro il peso del debito; fortunatamente per la storia l'economia reale cresceva a ritmi più sostenuti rispetto ai tassi di interesse nominali) non consentono assolutamente grandi manovre nella politica economica per due motivi:
- reazione negativa dei mercati finanziari che, dagli anni '80 in poi, hanno mostrato di non fidarsi delle interferenze politiche nell'economia: tutto ciò si traduce in un declassamento del debito italiano (non in un rialzo dei tassi perchè siamo dentro eurolandia, ma rende più difficile vendere i titoli di stato, non potendo compensare il declassamento con un rialzo dei rendimenti. Difficoltà cioè ad attrarre investimenti.)
-la non indipendenza della politica monetaria. Infatti un paese può perseguire al massimo 2 di questi 3 obiettivi (cd political trilemma):
- un tasso di cambio fisso;
- la libertà dei movimenti di capitale;
- l’autonomia della politica monetaria.
ed eurolandia ha scelto i primi due. Difficile effettuare grandi cambiamenti nella politica fiscale senza il controllo della politica monetaria. Addirittura: la mancanza di politiche fiscali uniformi è stata alla base del fallimento delle unioni monetarie della storia (es l'unione monetaria Latina). Rischia anche di essere la fine dell'Euro in caso di crisi seria (cfr Niall Ferguson "Cash NExus"). Ciònonstante, volendo evitare la disgregazione della neonata moneta unica, è importante che gli SM dell'Europa discutano insieme le politiche fiscali.
Per i motivi elencati, ma non sono i soli, le politiche fiscali si possono modificare in percentuali davvero irrisorie, non consentendo pertanto grossi cambiamenti in un termini di uguaglianza/libertà, ovvero all'interno dei liberalismi.
Non si può fare a meno di chiamare in causa l'economia poichè, a partire dal XIX secolo essa è divenuta, per la prima volta nella storia, disembedded, "staccata" dal corpo sociale e quindi non plasmata più totalmente da esso, ma modificata e modificatrice allo stesso tempo, fine e strumento (può esserlo pertanto di una dottrina politica sia liberale che totalitaria). L'industrialismo è il presupposto di tutto ciò (matrice comune di comunismo e capitalismo).
Quello che si sta producendo oggi in politica, soprattutto sotto una bandiera liberal, è il riconoscimento di una serie di diritti di scarso valore (nozze gay, eutanasia, divorzio, aborto). Spiego meglio quest'ultima affermazione:
riconoscere un diritto particolare è pericoloso perchè significa che lo Stato potrebbe anche non riconoscerlo. Inoltre il riconoscimento arriva sempre quando il diritto ha già in sè la forza di affermarsi (Nietzsche). In tal senso gli strumenti democratici sono subdoli: allungano i tempi dell'affermazione di tale diritto particolare richiedendone una formalizzazione. E moltiplicando diritti che somigliano sempre più a privilegi ("la tutela delle minoranze"). Quello che un vero Stato liberale dovrebbe fare sarebbe non "impicciarsi" - passatemi il termine - delle questioni etiche (dalla droga ai casi citati prima: libertà appunto), e soprattutto restituendo con l'altra mano i soldi ai cittadini (limitandosi alle funzioni assistenziali minime; tra cui ad esempio non è detto rientrino le pensioni), ovvero restituendo loro il principale strumento di potere in un'economia di mercato. Ciò che fa, invece, è aumentare il prelievo decidendo arbitrariamente quali minoranze di pensiero tutelaree quali no; le logiche di queste scelte poi, non legittime a priori IMHO, sono prevalentemente elettorali e di lobby.
-Ma lo stato deve tutelare i cittadini! -, direte, - e ha bisogno dei soldi per questo -. Innanzi tutto non vi sono ragioni per affermare che i cittadini non possano auto organizzare la propria tutela localmente. Inoltre l'evoluzione storica verso la forma statale non mostra questa tendenza alla tutela, ma compromessi che il potere fa col popolo per il potere, che tende a perpetuare se stesso. La società deve esprimere l'etica, non lo Stato. Definendosi laico ha infatti ha rinunciato a questo. Ma non alla propaganda.
Conclusioni è pericoloso trarne da questa scarna analisi, mi limito a ribadire la validità della tesi iniziale.
3 commenti:
guarda, piu' ci penso piu' me ne vado a male...
e' un casino
pensa solo a questo: la forma di societa' piu' "semplice" e piu' spontanea, anche tra gli animali, e' la famiglia: femmina, maschio e cucciolata.
gia' a gestire un nucleo sociale cosi' piccolo abbiamo qualche problema.
metti assieme qualche miliardo di sti nuclei e immagina che cazzo siam capaci di combinare.
cosi' tanto per dirne una...
buonanotte
peace
...come demolire qualsiasi tentativo di "pensiero sociale"... :-D
pace
ehehehehe lo so
ma e' che quello che hai scritto mi ha fatto pensare
e piu' ci penso piu' mi prendo male
nn c'e' soluzione
se non guardre alla realta' da molto vicino ed esser il piu' pragmatici possibile.
forse...
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