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giovedì 15 febbraio 2007

Lacrime

Sentiva il calore sulle guance, sul mento, sulle labbra e, pochi secondi dopo, quello stesso calore si trasformava in qualcosa di appiccicoso, per tornare quindi ad alimentarsi; un flusso, ma di intensità ineguale, le faceva bruciare gli occhi, le deformava il viso e bloccava parte della sua respirazione. L'emozione era troppo grande; dapprima aveva cercato di contenerla, stringendo gli occhi, fissando i suoi zigomi delicati, sforzandosi di non sentire quel pizzicore allo stomaco, quella sensazione fisica eppure impalpabile che segnala l'imminenza di una reazione. Una sensazione di vuoto da riempire con la forza di un'emozione violenta, dirompente e passionale; il pianto si impadronisce di tutto il corpo mostrando all'ambiente esterno, alle altre persone, a noi stessi orribilemente riflessi in uno specchio che pensiamo deformante, la nostra debolezza.
Poi non ce l'aveva più fatta, si era completamente abbandonata alla dolce malinconia delle lacrime, aveva lasciato andare il suo corpo che ora provvedeva ad accarezzarsi, a sentire i propri contorni, a farsi coraggio nella penombra della stanza con il tenero amore che provava per se stessa, una bambina indifesa che piangeva.

Non voleva più piangere ora; cambiò canale.


(I)

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