A partire dal VII secolo avanti Cristo ebbe inizio un periodo incredibile per l'umanità. Splendono per la prima volta la Cina di Confucio, la Persia di Zoroastro (o Zarathustra), la Grecia di Clistene e Solone e dei filosofi, l'India di Ashoka, gli arbori del popolo di Israele...
Queste civiltà sono solide all'interno e compatte all'esterno. Prendono infatti corpo in quegli anni quei corpi di verità, che accompagneranno l'uomo per tutta la sua esistenza, fino ad oggi. Accanto ad esse, apparentemente senza centrare una cippa, si diffonde l'uso della moneta. La solidità interna si ha grazie alla verità, il primo regolatore sociale, che da un'etica sociale, una morale comune che stabilisce le norme comportamentali fondandosi proprio sulla verità (frase ridondante, però voglio esser chiaro). Verso l'esterno invece, la moneta permette scambi trasparenti e transazioni facilemente verificabili; si passa dall'area di reciprocità negativa (guerra/difesa) alla reciprocità bilanciata (scambio/baratto istituzionalizzato) secondo (si badi bene!!) le regole fissate poi da Aristotele della Crematistica naturale (cioè senza guadagno: i beni sono scambiati secondo il valor d'uso e non di scambio. Ciò è possibile appunto grazie alla moneta che consente di verificare a tutti l'equità dei prezzi. Stiamo parlando di monete con valore intrinseco, non di fogli di carta). Infatti il punto di incontro tra la reciprocità generalizzata (il dono, che in una comunità garantisce la continuità della vita) e quella negativa (che ha la sua ragion d'essere nell'aggressività umana) si ha appunto nello scambio.
Tutto ciò è stato possibile grazie ad un'etica religiosa che, senza ipostatizzare l'esistenza di Dio (Buddha non è dottrinario su questo, Confucio neanche, i Greci non ne parliamo) esalta la razionalità dell'uomo come prova della sua diversità dal resto del creato (creato già: perchè se no da dove viene?)e, consapevole dall'altra parte della sua fragilità fisica, mai si sogna di mettersi contro gli Dei. Non li vede, non li sente nè li tocca ma sa che ci sono. Come potrebbero infatti non esistere principi immutabili? Se così fosse l'uomo non concepirebbe le Idee, non avrebbe valori, nè regole, nè etica (questo è Platone, circa).
Specularmente Aristotele parla di substantia: una cosa è il suo fine, o meglio la sua causa finale. Anch egli ipostatizza un oltre: non si parla mai di sovraumano o no, ma di conoscibile o non conoscibile. Questa è l'intuizione dei primi filosofi (già Anassimandro quando parlava dell' apeiron). Essi non liquidano il problema, ma anzi discuotono se sia possibile trovarne una soluzione, consapevoli dei limiti umani. Nell'esaltazione della razionalità, sembra che nessuno avesse mai osato dimenticare di non essere ybristès.
L'etica è molto più vicina della metafisica a darci un idea di assoluto. Kant afferma, nella critica della ragion pura l'impossibilità a parlare di metafisica, elencando alcune antinomie.
Esse, che sembrano precludere all'uomo la possibilità di immaginare un oltre, poichè indimostrabile logicamente, (ma non ne escludono categoricamente l'esistenza), vengono invece "salvate" nella critica della ragion pratica. Afferma in essa kant che il concetto di imperativo categorico, ovvero un comportamento è da considerare morale in modo categorico "senza possibilità di smentita" quando è universalmente riconosciuto, giusto in ogni momento ed in ogni situazione umana. Questo comportamento diventa allora vincolante per la morale di tutti gli uomini, ed una sua mancata applicazione significherebbe azione immorale, ovvero fa della metafisica.
Quindi, a fronte del fatto che l'etica non è mai relativ-individualista, poichè se si basa su se stessi non ha alcuna forza, come lfondare un' etica laica? E se gli altri non fossero d'accordo? Più importante ancora deve essere la stabilità di tali valori; il rischio che ciò va bene oggi non vada più bene domani, o peggio sia diversamente interpretato, va accuratemente evitato.
La Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo fornisce più che un esempio: essa è la prima concretizzazzione del concetto di umanità inteso universalmente ( la costituzione degli Stati Uniti non vale: avevano gli schiavi!).
Ma essa non da un'etica operante all'interno della società, che regoli i rapporti tra individui (ci si affida alla morale tradizionale per essa); la Dichiarazione sembra giustificatamente preoccuparsi di sancire i diritti inalienabili dell'uomo per difenderlo dal potere. Addirittura essa passa, attraverso un looping rovesciato di cui non ci si rende conto, dal difendere diritti ad imporre obblighi (l'istruzione elementare, art. 26, qualunque cosa essa significhi); si trova infatti impotente l'Onu del dover definire dei diritti (si parla di morale, non di banane) senza ricorrere mai a nessuna spiritualità tradizionale, colonna portante della ragion pratica per tutti i popoli della terra. Troviamo quindi, accanto alle dichiarazioni di individualità e inviolabilità delll'individuo (apodittiche purtroppo), degli autentici paradossi: nel momento in cui si preoccupano di salavaguardarlo, le Nazioni Unite finiscono per imporsi, una volta di più, come autorità centrale, più attenta all'emanazione dell giusto/sbagliato che alla difesa dell'uomo. Si legge infatti, tra le altre cose, agli articoli 12-17:
Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni. (giusto, ma....)
Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato (???) per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. (questi che diritti sono? )
Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà privata sua personale o in comune con gli altri.
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà. (qui fanno i furbetti: fingono di tutelare un diritto e invece dicono altro)
Infine dei piccoli capolavori:
Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite (art. 24)
L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace (art. 26)
Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità (art. 29) (quali????)
Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite (art. 29/3)
Nel tentativo di dare una prima forma ad un'etica laica universale, le Nazioni Unite falliscono miseramente; esse distribuiscono diritti come fosse loro prerogativa (e questo è un male se la gente percepisce la cosa come tale), diritti che a volte toccano da vicino le organizzazioni sociali che ogni popolo ha diritto ad autoeterminare. Inoltre il rimando ai doveri, che sono FONDAMENTALI in una ragion pratica, è una frase all' articolo 29 che vuol dire tutto o niente. Tale dichiarazioni, che pretende di parlare a nome di tutti i popoli della terra, pretende di essere assoluta senza definire un'assoluto, e relativa, poichè la sua vaghezza la rende liberamente interpretabili in più passi. In particolare si pretendono assoluti gli art. 29/3 e 14/2, dove i fini e i principi dell'Onu sono arbitri delle controversie e qualsiasi azioni contro di essi è da giudicarsi contraria alla legge. Insomma con due frasi l'Onu si auto proclama, solo formalmente, l'Autorità, in un tentativo di sostituire se stessa e i principi dichiarati nelle sue emanazioni alle morali tradizionali.Queste civiltà sono solide all'interno e compatte all'esterno. Prendono infatti corpo in quegli anni quei corpi di verità, che accompagneranno l'uomo per tutta la sua esistenza, fino ad oggi. Accanto ad esse, apparentemente senza centrare una cippa, si diffonde l'uso della moneta. La solidità interna si ha grazie alla verità, il primo regolatore sociale, che da un'etica sociale, una morale comune che stabilisce le norme comportamentali fondandosi proprio sulla verità (frase ridondante, però voglio esser chiaro). Verso l'esterno invece, la moneta permette scambi trasparenti e transazioni facilemente verificabili; si passa dall'area di reciprocità negativa (guerra/difesa) alla reciprocità bilanciata (scambio/baratto istituzionalizzato) secondo (si badi bene!!) le regole fissate poi da Aristotele della Crematistica naturale (cioè senza guadagno: i beni sono scambiati secondo il valor d'uso e non di scambio. Ciò è possibile appunto grazie alla moneta che consente di verificare a tutti l'equità dei prezzi. Stiamo parlando di monete con valore intrinseco, non di fogli di carta). Infatti il punto di incontro tra la reciprocità generalizzata (il dono, che in una comunità garantisce la continuità della vita) e quella negativa (che ha la sua ragion d'essere nell'aggressività umana) si ha appunto nello scambio.
Tutto ciò è stato possibile grazie ad un'etica religiosa che, senza ipostatizzare l'esistenza di Dio (Buddha non è dottrinario su questo, Confucio neanche, i Greci non ne parliamo) esalta la razionalità dell'uomo come prova della sua diversità dal resto del creato (creato già: perchè se no da dove viene?)e, consapevole dall'altra parte della sua fragilità fisica, mai si sogna di mettersi contro gli Dei. Non li vede, non li sente nè li tocca ma sa che ci sono. Come potrebbero infatti non esistere principi immutabili? Se così fosse l'uomo non concepirebbe le Idee, non avrebbe valori, nè regole, nè etica (questo è Platone, circa).
Specularmente Aristotele parla di substantia: una cosa è il suo fine, o meglio la sua causa finale. Anch egli ipostatizza un oltre: non si parla mai di sovraumano o no, ma di conoscibile o non conoscibile. Questa è l'intuizione dei primi filosofi (già Anassimandro quando parlava dell' apeiron). Essi non liquidano il problema, ma anzi discuotono se sia possibile trovarne una soluzione, consapevoli dei limiti umani. Nell'esaltazione della razionalità, sembra che nessuno avesse mai osato dimenticare di non essere ybristès.
L'etica è molto più vicina della metafisica a darci un idea di assoluto. Kant afferma, nella critica della ragion pura l'impossibilità a parlare di metafisica, elencando alcune antinomie.
Esse, che sembrano precludere all'uomo la possibilità di immaginare un oltre, poichè indimostrabile logicamente, (ma non ne escludono categoricamente l'esistenza), vengono invece "salvate" nella critica della ragion pratica. Afferma in essa kant che il concetto di imperativo categorico, ovvero un comportamento è da considerare morale in modo categorico "senza possibilità di smentita" quando è universalmente riconosciuto, giusto in ogni momento ed in ogni situazione umana. Questo comportamento diventa allora vincolante per la morale di tutti gli uomini, ed una sua mancata applicazione significherebbe azione immorale, ovvero fa della metafisica.
Quindi, a fronte del fatto che l'etica non è mai relativ-individualista, poichè se si basa su se stessi non ha alcuna forza, come lfondare un' etica laica? E se gli altri non fossero d'accordo? Più importante ancora deve essere la stabilità di tali valori; il rischio che ciò va bene oggi non vada più bene domani, o peggio sia diversamente interpretato, va accuratemente evitato.
La Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo fornisce più che un esempio: essa è la prima concretizzazzione del concetto di umanità inteso universalmente ( la costituzione degli Stati Uniti non vale: avevano gli schiavi!).
Ma essa non da un'etica operante all'interno della società, che regoli i rapporti tra individui (ci si affida alla morale tradizionale per essa); la Dichiarazione sembra giustificatamente preoccuparsi di sancire i diritti inalienabili dell'uomo per difenderlo dal potere. Addirittura essa passa, attraverso un looping rovesciato di cui non ci si rende conto, dal difendere diritti ad imporre obblighi (l'istruzione elementare, art. 26, qualunque cosa essa significhi); si trova infatti impotente l'Onu del dover definire dei diritti (si parla di morale, non di banane) senza ricorrere mai a nessuna spiritualità tradizionale, colonna portante della ragion pratica per tutti i popoli della terra. Troviamo quindi, accanto alle dichiarazioni di individualità e inviolabilità delll'individuo (apodittiche purtroppo), degli autentici paradossi: nel momento in cui si preoccupano di salavaguardarlo, le Nazioni Unite finiscono per imporsi, una volta di più, come autorità centrale, più attenta all'emanazione dell giusto/sbagliato che alla difesa dell'uomo. Si legge infatti, tra le altre cose, agli articoli 12-17:
Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni. (giusto, ma....)
Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato (???) per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. (questi che diritti sono? )
Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà privata sua personale o in comune con gli altri.
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà. (qui fanno i furbetti: fingono di tutelare un diritto e invece dicono altro)
Infine dei piccoli capolavori:
Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite (art. 24)
L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace (art. 26)
Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità (art. 29) (quali????)
Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite (art. 29/3)
(I)
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