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lunedì 28 gennaio 2008

Le Rane vogliono un re

Athenae cum florerent aequis legibus, procax libertas civitatem miscuit, frenumque solvit pristinum licentia. Hic conspiratis factionum partibus arcem tyrannus occupat Pisistratus. Cum tristem servitutem flerent Attici,
non quia crudelis ille, sed quoniam grave omne insuetis onus, et coepissent queri, Aesopus talem tum fabellam rettulit.'Ranae, vagantes liberis paludibus, clamore magno regem petiere ab Iove, qui dissolutos mores vi compesceret. Pater deorum risit atque illis dedit parvum tigillum, missum quod subito vadi motu sonoque terruit pavidum genus. Hoc mersum limo cum iaceret diutius, forte una tacite profert e stagno caput, et explorato rege cunctas evocat. Illae timore posito certatim adnatant, lignumque supra turba petulans insilit. Quod cum inquinassent omni contumelia, alium rogantes regem misere ad Iovem, inutilis quoniam esset qui fuerat datus. Tum misit illis hydrum, qui dente aspero corripere coepit singulas. Frustra necem fugitant inertes; vocem praecludit metus. Furtim igitur dant Mercurio mandata ad Iovem, adflictis ut succurrat. Tunc contra Tonans "Quia noluistis vestrum ferre" inquit "bonum, malum perferte". Vos quoque, o cives,' ait 'hoc sustinete, maius ne veniat, malum'.

Mentre Athene fioriva sotto leggi eque, la libertà sbrigliata mise sossopra lo stato , e la licenza ruppe il freno antico. Allora, mentre i partiti delle fazioni cospiravano l'uno contro l'altro, il tiranno Pisistrato s'impadronisce della cittadella. Gli Ateniesi deplorando la triste servitù (non perché quegli fosse crudele, ma perché ogni peso è grave a coloro che non ci sono avvezzi) ed avendo incominciato a lamentarsi, allora Esopo riferì una favoletta così fatta.Le rane, che vagavano nelle libere paludi, chiesero con grandi grida da Giove un re, il quale raffrenasse colla forza i costumi corrotti. Il padre degli dei rise e diede a loro un piccolo travicello, il quale mandato giù spaventò quella razza paurosa col moto e col rumore repentinodella palude. Stando esse nascoste per lungo tempo immerse nel fango, per avventura una trae fuori senza fiatare il capo dallo stagno, e, il re essendo stato da lei esaminato, chiamava fuori tutte le altre.
Quelle nuotano verso il re a gara, il timore essendo stato da loro deposto, e quella turba petulante salta sopra il legno. Cui dopo aver contaminato con ogni specie di insulto, mandarono a Giove a domandare un altro re, poichè quello che era stato dato era buono a nulla. Allora mandò loro una biscia d'acqua, la quale incominciò a pigliarle una dopo l'altra col dente aguzzo. Invano, senza difesa, tentan di sfuggire la morte; la paura soffoca la voce. Danno pertanto di soppiatto incarichi a Mercurio per Giove, affinchè venga loro, rovinate, in aiuto. Allora il dio in risposta: 'Poichè non voleste', disse, 'tenere il vostro buon re, ora tenetevi sino alla fine uno cattivo.' 'Voi pure, o cittadini,' disse Esopo, 'sopportate il presente male, acciocchè un maggiore non venga.'

4 commenti:

Guardamilano ha detto...

Ma sto Esopo era l'Emilio Fede di Pisistrato o cosa?




A question in your nerves is lit
Yet you know there is no answer fit to satisfy
Insure you not to quit
To keep it in your mind and not forget
That it is not he or she or them or it
That you belong to.

Although the masters make the rules
For the wise men and the fools
I got nothing, Ma, to live up to.

For them that must obey authority
That they do not respect in any degree
Who despise their jobs, their destinies
Speak jealously of them that are free
Cultivate their flowers to be
Nothing more than something
They invest in.

While some on principles baptized
To strict party platform ties
Social clubs in drag disguise
Outsiders they can freely criticize
Tell nothing except who to idolize
And then say God bless him.

(Bob Dylan, It's Alright Ma' I'm olny Bleedin')

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